Scritti di viaggio, di combattimento e di sogno by Antonio Moresco

Scritti di viaggio, di combattimento e di sogno by Antonio Moresco

autore:Antonio Moresco [Moresco, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Lettera da Madrid

Cari amici,

sono a Madrid. Un’emozione profonda, ma anche quella terribile malinconia che a volte ci prende quando intersechiamo per un istante la polla della vita che scorre per conto proprio in un punto lontano. Città, strade, piazze, metrò, ferrovie, fiumane di persone che invadono le vie quando scende la sera. Guardo il diverso portamento dei corpi e mi dico che anche da questo si capisce che è successo qualcosa di enorme in Italia, in questi anni. Qualcosa che non riguarda solo la dimensione economica, politica, culturale, le strutture della vita umana associata, ma anche le impronte somatiche, i calchi dei volti, gli scheletri, i corpi e le loro posture nello spazio e nel tempo e la loro radialità. L’irrespirabile e specifica mistura italica di meschinità e servaggio che vediamo ormai dispiegata nelle sue forme più grottesche e disonorevoli non ha agito solo in maniera separata nella sfera delle costruzioni sociali e di potere lasciando intatto il resto, è passata anche, direttamente, da parte a parte, attraverso i corpi e le menti e ha lasciato sopra di essi un segno.

Al Prado, di fronte ai dipinti di Goya, continuo a pensare a questa drammatica possibilità di apertura e chiusura che hanno vita e spazio. Com’è stato possibile – mi domando – che una persona, nel Settecento, abbia potuto mettere in fila il re di Spagna e la sua potente famiglia per ritrarli tutti quanti così, con questa totale libertà pittorica, umanità, radicalità, intransigenza. E che la stessa persona sia arrivata poi, alla fine di una lunghissima vita creativa attraversata da continue invenzioni, delicatezze e sfracelli, a sbarazzarsi dell’ingombro stesso della “pittura” andando a toccare zone fluide ai confini del nostro destino di specie e delle sue proiezioni.

È successo che, a questo punto della mia vita, mi è preso improvvisamente il desiderio, il bisogno di vedere per la prima volta con i miei occhi i dipinti di Goya e mi sono messo in viaggio. Sono legato a questo pittore da un lungo amore, anche se a un certo punto, non so perché, ha cessato di interessarmi e l’ho dimenticato. Quello di Goya è stato il primo libro con le riproduzioni di un pittore che – quando avevo ancora quindici anni – sono riuscito a comprare, e che ho ancora con me, un po’ logorato a forza di girare e rigirare le pagine. Anzi, il secondo, perché il primo è stato Rembrandt, che anche adesso mi commuove e ammiro più di ogni altro e che mi pare il pittore più grande che sia mai esistito. Rembrandt, di cui Simmel dice: «Le figure di Rubens hanno apparentemente una vita assai più piena, più priva di inibizioni, di una potenza più elementare rispetto a quelle di Rembrandt, ma al prezzo di impersonare quell’astrazione dalla vita che si ottiene escludendo la morte dalla vita».

Prima di partire per Madrid, ho rintracciato un altro vecchio libro su Goya che avevo in casa, di Ortega y Gasset. Quello che c’è scritto non mi convince sempre, ma contiene a volte intuizioni che mi colpiscono profondamente.



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